LIBRO VIII
“LA MÉDECINE EN FACE DES ONDES”
PARIGI 1952
ÉD. OMNIUM LITTÉRAIRE
L’ottavo libro è interamente dedicato all’approfondimento delle tematiche mediche.
La
seconda
parte
del
libro
si
occupa
di
illustrare
la
natura
dei
rapporti
esistenti
fra
gli
organismi
viventi
e
le
onde elettromagnetiche (E.M.) e l’indagine viene eseguita secondo una precisa linea di ricerca.
“L’UOMO
ANTENNA”.
II
sistema
nervoso
periferico,
diramandosi
per
tutto
il
corpo
grazie
ad
una
fitta
serie
di
gangli
e
filamenti
nervosi,
avvolge
e
penetra
completamente
i
nostri
organi
esterni
ed
interni
con
un
compatto
ed
esteso
reticolato
elettrochimico.
Questo
“reticolato”
è
responsabile
di
tutte
le
nostre
sensazioni
che
sono
in
buona
parte
dovute
a
sorgenti
di
tipo
E.M.
(calore,
luce,
suono
etc.).
Tutte
le
informazioni
in
entrata
vengono
inviate
al
sistema
nervoso
centrale
dove
solo
quelle
che
superano
una
certa
soglia
di
intensità
vengono
avvertite
a
livello
cosciente
e
richiedono
una
reazione
cosciente.
Le
altre,
subliminali,
vengono
gestite
in
“automatico”
dal
sistema
nervoso
vegetativo.
Proprio
di
questo
tipo
di
sollecitazioni
fanno
parte
i
campi
generati
da
sorgenti
elettriche
o
da
sorgenti
magnetiche.
Questi
campi
di
tipo
elettromagnetico
interagiscono
con
il
nostro
reticolato
elettrochimico
seguendo
le
note
leggi
di
induzione
E.M.
Le
induzioni
generate
nell’antenna
elettrochimica
vanno
a
sollecitare
direttamente
le
terminazioni
nervose
di
quegli
organi
che, per caratteristiche chimico-fisiche, sono in risonanza con il segnale trasportato.
L’ORIGINE ONDULATORIA DELLA MALATTIA
Queste
induzioni
E.M.
provocano
delle
alterazioni
nella
chimica
protoplasmatica
della
cellula.
Intermediari
preferenziali
di
questo
rapporto
elettromagnetismo-protoplasma
cellulare
sembrerebbero
essere
le
micelle
e
gli
ioni
fosfato.
Per
quanto
riguarda
gli
ioni
fosfato
si
sa
che
sono
fortemente
elettronegativi
con
una
forte
tendenza
a
legarsi
con
protoni,
generando
all’interno
della
cellula
dell’acido
ortofosforico.
Questo
acido
può
formare
con
facilità
sia
dei
sali
(fosfati),
sia
degli
esteri
fosforici
legandosi
ad
alcooli
organici.
In
questo
secondo
caso
l’estere
fosforico
ha
la
capacità
di
rendere
molto
reattivo
dal
punto
di
vista
biochimico
un
composto
organico
altrimenti
relativamente
inerte
ed
il
primo
stadio
dei
processi
intracellulari
di
sintesi
o
di
conversione
di
una
molecola
organica
è
la
sua
trasformazione
in
estere
fosforico.
Anche
nel
primo
caso
i
fosfati
prodotti
giocano
un
ruolo
importante
nell’economia
cellulare.
Combinandosi
con
i
monogliceridi
danno
origine
a
monoacilfosfolipidi
che
in
soluzione
tendono
a
comportarsi
come
grassi
neutri
(ad
esempio
lisolecitina)
in
quanto
anche
a
basse
concentrazioni
formano
micelle.
L’inserimento
di
poche
molecole
di
lisolecitina
in
un
doppio
strato
lipidico
provoca
la
completa
perdita
di
organizzazione
della
struttura.
Ma
nell’esame
della
funzionalità
che
Turenne
attribuisce
alle
micelle
si
può
dedurre
che
ad
una
loro
mancanza
di
polarità
o
comunque
di
polarità
molto
debole
preferisca
una
polarità
più
accentuata
abbracciando
l’ipotesi
del
Duclaux
(Les
Colloïdes,
Parigi
1925)
attribuendo
alle
micelle
una
forte
funzionalità
elettrochimica
per
la
stabilità
(o
l’instabilità)
delle
soluzioni
colloidali
come
quelle
protoplasmatiche.
Quindi
Turenne
ipotizza
che,
a
seguito
della
presenza
di
campi
elettromagnetici,
venga
indotta
all’interno
della
soluzione
colloidale
protoplasmatica
una
corrente
che,
a
seguito
di
processi
di
osmosi
elettrica
o
cataforesi,
alteri
la
quantità
di
elettroliti
provocando
una
flocculazione
delle
micelle
polarizzate.
Una
flocculazione
avanzata
porterebbe
prima
alla
morte
della
cellula
e
successivamente
(se
non
arrestata)
alla
morte
dell’organo.
Quello
che
Turenne
quindi
propone
è
di
utilizzare
un
modello
emerso
dallo
studio
dei
colloidi
e
trasferirlo
a
livello
di
biochimica
per
dare
ragione
di
alcuni
meccanismi
di
funzionalità
intra-cellulare.
Non
abbiamo
sufficiente
competenza
specifica
per
poterci
pronunciare
sulla
liceità
di
questa
operazione,
comunque
date
queste
premesse
il
discorso
si
sviluppa
secondo
linee
piuttosto
interessanti.
Il
protoplasma
della
cellula
sana
avrebbe
quindi
un
proprio
asse
di
orientamento
magnetico
dovuto
alla
somma
dei
movimenti
browniani
di
tutte
le
molecole
presenti
al
suo
interno
ed
in
particolare
delle
micelle
polarizzate.
Gli
assi
delle
cellule
in
buono
stato
di
funzionalità
sarebbero
fra
loro
paralleli,
rinforzandosi
a
vicenda.
Il
campo
elettromagnetico
di
un
organismo
sano
genererebbe
secondo
gli
studi
di
Turenne
onde
elettromagnetiche
la
cui
lunghezza
è
di
otto
metri.
La
flocculazione
di
una
delle
cellule
sposterebbe
il
suo
asse
magnetico
producendo
interferenze
e
fenomeni
di
mutua
induzione
sulle
cellule
vicine.
La
massa
flocculata
aumenterebbe
fino
alla
sedimentazione
cristallina
e
proprio
su
questa
sedimentazione si svilupperebbero secondo le linee note i virus ed i batteri.
La flocculazione fornirebbe così il terreno primario all’insorgenza di malattie.
Ma la flocculazione modifica anche il campo magnetico risultante emesso dall’organismo.
Ed è proprio su questa linea di indagine che si colloca la parte più originale del lavoro di Turenne.
Turenne,
infatti,
misura
lo
stato
di
salute
dell’organismo
misurando
l’emissione
elettromagnetica
complessiva
e
controllando
di
quanto
si
discosta
dalla
misura
ottimale
di
otto
metri.
Propone
quindi
una
diagnosi
elettromagnetica,
che
con
il
procedere
dei
suoi
studi,
diventerà
sempre
più
completa
e
sofisticata
fino
ad
individuare
lo
stato
di
salute
di
ogni
singolo
organo
del
corpo
umano.
Ma
Turenne
non
si
ferma
solo
alla
diagnosi
e
propone
anche
una
terapia
basata,
come
è
facile
intuire,
sul
riallineamento
“forzato”
del
campo
magnetico
della
cellula
che
a
quel
punto
modificherebbe
nuovamente
ma
in
senso
inverso
i
rapporti
elettrochimici
nel
colloide
provocando
una
sorta
di
peptizzazione
disaggregando
le
micelle
flocculate
e
togliendo
il
terreno
di
sviluppo
agli
agenti
patogeni.
Per
questo
riallineamento
forzato
propone
l’utilizzo
di
una
soluzione
colloidale
di
radio
per
il
“bombardamento”
dell’organismo
malato.
L’utilizzo
del
radio
ad
opportune
diluizioni,
per
indurre
un
riallineamento
degli
assi
magnetici
delle
cellule
e
la
loro
conseguente
guarigione
(o
arresto
di
flocculazione)
e
quindi
più
in
generale
un
suo
utilizzo
terapeutico,
è
in
realtà
meno
peregrina
e
forse
anche
meno
originale
di
quanto possa sembrare a prima vista.
Fin
dagli
anni
venti
E.Burghi
ed
i
suoi
collaboratori
hanno
studiato
la
sinergia
che
si
verrebbe
a
creare
fra
diversi
farmaci
ed
il
radio
che
produrrebbe
un
aumento
della
loro
azione
farmacologica
(si
vedano
in
proposito
i
lavori
di
A.
Garello
e
P.
Mascherpa
1928).
Questi
studi
hanno
anche
portato
ad
individuare
una
certa
bioradioattività
di
alcuni
ioni.
Proprio
durante
gli
studi
su
questi
rapporti
fra
elettromagnetismo,
radio-attività
e
funzionalità
intracellulare
Turenne
scopre
che
gli
elementi
iniziano
ad
essere
radioattivi
a
partire
dall’argento
(N.47).
Attualmente
uno
dei
settori
più
avanzati
della
ricerca
medica,
la
medicina
nucleare,
utilizza
a
scopo
diagnostico
le
conoscenze
acquisite
dalla
fisica
sulla
radioattività
e
sull’elettromagnetismo.
Ma
rispetto
alla
posizione
di
Turenne
le
divergenze
sono
significative.
Attualmente
la
medicina
nucleare
utilizza
a
scopo
diagnostico
un’emissione
campione
che
attraversando
l’organismo
può
essere
assorbita
o
deviata
fornendo
così
un
certo
tipo
di
informazioni
sulle
strutture
che
ha
incontrato
sul suo cammino.
La diagnosi proposta da Turenne non è così “invasiva” ma potrebbe essere definita di ascolto.
Non
si
tratta
quindi
di
misurare
l’organismo
con
emissioni
scelte
da
noi,
ma
di
usare
quelle
che
l’organismo,
naturalmente,
ci
fornisce.
Il
problema
è
dunque
quello
di
individuare
le
frequenze
di
queste
emissioni
ed
il
loro
significato.
E
questo
è
un
compito
tutt’altro
che
semplice
in
quanto
questi
tipi
di
radiazione
sono
così
deboli
da
essere
coperti
dalle
radiazioni
dovute
al
calore
del
corpo,
o
a
quelle
dell’ambiente
di
misurazione
ed
infine
dagli
stessi
strumenti di misurazione che funzionando ad elettricità creerebbero in ogni caso dei campi di disturbo.
Questo
fatto
giustifica
la
scelta
fatta
da
Turenne
che
a
molti
potrebbe
sembrare
antiscientifica,
di
usare
la
radiestesia
come
strumento
di
analisi
togliendogli
tutto
quello
che
di
più
gratuito,
personale
e
soggettivo
potesse
avere
e
rendendola
quanto
più
simile
fosse
possibile
ad
uno
strumento
scientifico
vero
e
proprio.
Intervenne
quindi
sui
materiali
classici
usati
dai
radiestesisti
modificandoli
e
perfezionandoli,
dotandoli
di
una
sorta
di
amplificatore
selettivo
dei
segnali
tale
che
questa
antica
scienza
potesse
essere
usata
da
tutti
e
non
solo
da
persone
particolarmente
dotate.
Fatto
questo
poté
avvalorare
i
suoi
lavori
tramite
l’utilizzo
del
metodo
statistico
facendo
compiere
gli
stessi
esperimenti
a
centinaia
di
ricercatori
volontari
differenti.
Ma
non
contento
di
questo
cercò
anche
una
giustificazione
fisiologica
e
fisica
al
funzionamento
della
scienza
radiestesica
ed
il
meccanismo
che
ci
propone
nel
suo
primo
libro
ha
senza
dubbio
il
pregio
della
plausibilità.
Anche
se
onestamente
bisogna
riconoscere
che
difficilmente
potrà
essere
sia
confermato
sia
smentito.
Proprio
con
questa
strumentazione
esaminerà
nell’ultima
parte
del
libro
ottavo
i
rapporti
esistenti
fra
l’approccio
alla
malattia
da
lui
proposta
e
quella
offerta
dalle
più
antiche
medicine
orientali
ed
alle
“alternative”
occidentali.
In
tutte
queste
scienze,
dall’agopuntura
all’omeopatia,
dall’iriscopia
ai
guaritori,
Turenne
riconosce
i
meccanismi
e
le
leggi
che
regolano
la
radioattività
e
l’elettromagnetismo.
A
tutte
queste
scienze
Turenne
dà
un
supporto
teorico
di
tutto
rispetto
contribuendo
in
modo
significativo
a
delineare
le
linee
e
gli
strumenti
sia
concettuali
che
operativi senza i quali un qualunque campo del sapere difficilmente potrà assurgere al rango di scienza.